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Un Sogno - Capitolo 10

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ElectricLimeFloppy's avatar
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Dopo sei mesi




Eccomi lì, stravaccato sulla poltroncina di uno squallido bar di periferia, forse nel Queen o a Brooklyn , in attesa del mio prossimo incarico. Erano stati mesi duri. Avevo rischiato la vita un paio di volte, mi ero scontrato contro nemici apparentemente invincibili, avevo compiuto il mio dovere. L’ONU dominava il mondo. Niente più guerre, niente più pace. Solo un grande ed unico Stato. E tutte le persone di questo mondo dovevano cieca obbedienza al Governo Mondiale. Come me del resto.
Ero lì, accanto a Giulia e Rocco, che sorseggiavano un caffè al ginseng dall'aroma inebriante. Il tempo scorreva più lentamente quando eravamo da qualche parte a bere qualcosa, o a sgranocchiare degli snack. Col tempo eravamo diventati confidenti, non c’era più l’astio dei primi giorni, eravamo come una grande famiglia. Ad un certo punto squillò il cerca-persone.
Era Michael. Voleva che lo raggiungessi al quartier generale dell’ONU. Dopo aver salutato i miei compagni volai fin lì e trovai ad aspettarmi Michael e suoi figlio Julius, un bambino di dieci anni, albino e un po’ impressionante, ma malgrado ciò già comandante della polizia anti-sommossa di New York.

“Ben arrivato Davide. Sono contento che tu sia qui”

“Risparmi le belle parole signore. Siamo soli e senza stampa, arrivi al nocciolo della questione subito”

“Mi è sempre piaciuta la tua schiettezza.” disse accennando un sorrisino un po’ ironico ed un po’ beffardo “questi sono gli ordini: devi raggiungere un campo da basket abbandonato  ad Union City e distruggere ogni forma di svago possibile per i bambini del quartiere. Palloni, canestri, rastrelliere per biciclette, insomma, ogni divertimento. I bambini non devono giocare più. E tu sai bene perché.

Certo che lo sapevo. Togliere la felicità ai bambini significava avere menti malleabili a qualunque messaggio propagandistico ed ordine del governo possibile ed immaginabile.

“Ah, dimenticavo di dirti che Julius ti accompagnerà. Se riesci a volare con lui risparmieresti un sacco di tempo"

Non solo dovevo svolgere quel compito ingrato, dovevo pure trascinarmi appresso un bambino di 48 chili?

"Penso che andrò a piedi. Prenderemo la metro e poi di lì ci aspetterà una bella passeggiata. Penso faccia bene al bambino fare qualche passo di tanto in tanto" buttai lì quella scusa sperando che avrebbe retto

"Sì, penso che sia un'ottima idea. Andate allora, aspetterò qui il rapporto di fine missione"

Cominciammo a camminare. Devo dire che nonostante Julius fosse degno figlio di suo padre mi stava simpatico. A differenza del genitore mi sembrava più tranquillo e schivo di quanto lo era Michael. Forse era perché avevo bisogno di un contatto umano un po' più articolato rispetto al solito ricevere ordini ed eseguire, o forse era perché sentivo veramente il bisogno di stare accanto a qualcuno che non era stato corrotto da questo maledetto mondo, ma era certo che stare insieme a quel bambino mi faceva sentire un po' più libero di quanto lo ero effettivamente. Gli tesi la mano mentre camminavamo insieme fino alla metro. Lui accennò un sorriso prima di ritornare nella sua solita espressione da piccolo serio. Non me la presi molto, in fondo sapevo che anche a lui piaceva ogni tanto staccarsi dal padre per scoprire il mondo. Prendemmo la metro, e scendemmo alla stazione più vicina al bersaglio. Appena usciti dalla metro lo spettacolo che ci si parava davanti non era proprio dei migliori.
Union City era degradata ancora di più di quanto mi ricordassi. I vecchi casermoni popolari di mattoni rossi e marroni costeggiavano le strade piene di crepe e addobate dai vari sacchi della spazzatura che la nettezza urbana non si curava più di raccogliere. E a che pro, visto che stavano per evacuare il quartiere per distruggerlo?
Mentre camminavamo un dei bambini che bighellonavano per strada mi videro, e quando intendo mi videro, intendo dire, videro le mie ali. Cominciarono a farmi la festa, pretendendo di toccarle o di dimostrare che ero capace di volare.
Non era la prima volta che qualche curioso voleva questa vedere le mie capacità di volo, e mi scocciava molto farlo ogni volta, ma cavolo, erano bambini, non potevo negargli la soddisfazione.
Mi limitai a volare rasento per un paio di metri, ma questo bastò alle loro
giovani menti per eccitarsi a tal punto da volermi seguire ovunque io stessi andando. Beh, tanto alla fine Julius era con me, quattro o cinque bambini in più non mi facevano ne' caldo ne freddo.
Camminammo per un po' quando arrivammo al campo da basket.
Dell'erba secca si era impadronita del selciato, mentre la pavimentazione di cemento del campo da basket era rovinato da anni di incuria ed abbandono. C'era persino un'altalena arrugginita, accanto a delle rastrelliere per le bici. Entrò dalla recinzione divelta e si accinse a cercare gli oggetti di svago che Michael voleva fossero distrutti.
Si sentiva un mostro in quel momento. Come poteva distruggere il futuro di quei bambini nello stesso modo che avevano fatto con me.
Non gli stavo solo togliendo un modo per divertirsi.
Gli stavo per rendere succubi al Governo Mondiale. Che cosa dovevo fare? Per la prima volta dopo mesi di missioni mi stavano venendo i sensi di colpa.
Beh, sei mesi prima avevo tentato il suicidio. Stavolta sarebbe stato diverso.
Presi una palla un po' sgonfia che stava al limite del selciato e la tirai a Julius.
Il bimbo dapprima sembrava disorientato, non provò nemmeno ad afferrarla, ma si scansò per evitare che gli arrivasse in faccia. Allora lo invitai a fare lo stesso con gli altri bimbi.
Lo invitai a giocare. Successe l'incredibile.
Forse era la prima volta che quei bambini giocavano senza il controllo dei poliziotti, senza il consenso dell'ONU. Li vidi divertirsi come dei matti, correvano di qua e di la, si lanciavano la palla ridendo ad ogni battuta, uno di loro addirittura salì sull'altalena e slanciarsi avanti ed indietro senza curarsi che la catena non fosse del tutto agganciata alla trave di sostegno.
Ero riuscito nel mio intento. Questo era un primo atto di ribellione contro ciò che odiavo. Lasciai i bambini lì, e comincia a volare verso il bar dove stavano Rocco e Giulia.
Mi sentii strano. Cos'era quella sensazione di felicità mista a consapevolezza di aver fatto qualcosa contro le regole? Avevo disobbedito agli ordini ed ero felice! Ero euforico! Ora capivo cosa ci aveva tolto il Governo Mondiale.
Ed ora capivo cosa dovevo restituire all'umanità.
La felicità.
Cosa fanno i governi dittatoriali appena insediati? Prospettano alla gente il proprio modo di vedere la vita. Dettano legge sui costumi, sulla morale, sulle leggi. Ma anche sul modo di vivere nella vita di tutti i giorni. Ci avete mai fatto caso? Perchè il fascismo abolì lo scautismo, come del resto fece anche l'Unione Sovietica? Perchè i vari regimi in Africa e in Sudamerica controllano i mass media, includendo anche gli show per bambini nel loro controllo? Come in 1984, la chiave per dominare l'uomo è toglierci tutto ciò che lo rende tale. Incluso il divertimento. E nessuno scampa a ciò. Nemmeno i bambini.
© 2012 - 2024 ElectricLimeFloppy
Comments3
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LauraBeez's avatar
Anche io, mentre leggevo, pensavo a 1984. Oltretutto, ha già fatto riferimenti al grande Orwell, no?
Complimenti!