Un Sogno - Capitolo 7

Mi risveglio di nuovo. Oramai mi stavo abituando ad essere continuamente drogato e risvegliato. Stavolta però ero stranamente libero. Ero seduto su una sedia, polsi e caviglie libere, ma ero sempre prigioniero. E di chi? Fra tutte queste domande mi resi conto di trovarmi in una specie di sala interrogatori. Una luce fioca traballava dalla piccola lampada incrostata e prioettava il suo fascio di luce su un tavolo lucido. Nella penombra c'era un uomo. Non riuscivo a vedergli la faccia, ma doveva essere un pezzo grosso: ben vestito, portamento autoritario. Il genere di portamento e abbigliamento che potrebbe avere un militare o un politico.
"Ci incontreremo là, dove non c'è tenebra" disse con voce calma e lenta
Cosa voleva dire con quella frase? Evidentemente la mia faccia tradiva il mio stupore, dato che rispose subito:
"E' una citazione di un libro del passato, 1984, ma ormai abbiamo già provveduto a censurarlo. Non credo capiresti cosa voglia dire veramente"
Fissavo l'uomo davanti a me con un misto di curiosità e ribrezzo. Chi era? Cosa voleva da me?
"Dove sono?" Riuscì finalmente a chiedere con un filo di voce
"Sei nella sala interrogatori di un'installazione militare top-secret di cui non posso rivelarti né il nome né l'ubicazione. Pensa solo di essere al sicuro."
E come si poteva essere al sicuro con un paio di ali attaccate alle spalle e rinchiuso in un luogo sperduto chissà dove pieno di militari? Forse non era il caso di pensare a quello ora, volevo avere delle risposte.
"Cosa mi avete fatto?"
"E' semplice. Da quando sei stato selezionato come soldato per la missione ti abbiamo monitorato. Il tuo comportamento sul campo e lo straordinario recupero fisico che hai avuto da quando sei stato ricoverato sono stati sufficienti per farti entrare nel programma Angelos. Il programma, suppongo tu voglia saperlo" è un progetto militare realizzato con l'intenzione di creare supersoldati da usare in attività di repressione e operazioni segrete. Purtroppo ha avuto vari arresti, dovuti per la maggior parte alla non idoneità dei candidati al trapianto delle Ftera. Non potevamo trapiantarle in soggetti che non corrispondevano al 100% ai nostri requisiti. E non sto parlando di pre-requisiti genitici, ma anche mentali e fisici, come agilità, forza ed elasticità. Tutte doti che hai dimostrato durante la tua prima missione, ma che per qualche strano motivo non riuscivi a tirare fuori durante le simulazioni." Comunque sia ti abbiamo impiantato le Ftera e anche alcuni potenziamenti meccanici, come braccia e gambe bioniche, gabbia toracica irrobustita e altre piccole cose che scoprirai presto con l'addestramento tattico che riceverai. Spero di esserti stato utile."
Aveva parlato tutto in una volta. Una marea di informazioni mi era cascata a dosso come una l'acqua che cade da una cascata, veloce e potente. Avevo appena scoperto di essere stato usato da chissà quale agenzia del governo per un esperimento folle. Cosa ero diventato? E come stavo metabolizzando la notizia?
Le parole erano vuote, solo meri suoni, ma il loro contenuto mi avevano turbato. O no? Come avevo preso la notizia? Mi sarei messo a piangere, a urlare? O avrei accettato in silenzio? Non provavo niente, se non un immenso ribrezzo per quel paio di ali, e per la sensazione fredda e metallica che provavo sotto la cute. Mi alzai, come per andarmene, ma rimasi immobile, davanti all'uomo. Vi fu un lungo attimo di silenzio, interrotto solo dai passi della gente fuori dalla sala. Senza dire niente l'uomo si avvicinò a me. Come un'ombra arrivò a pochi centimetri dal mio orecchio e accingendosi ad uscire dalla stanza mi sussurò
"Ci incontreremo là, dove non c'è tenebra."